
Giovedì 26 novembre, presso la sede del Corso di Laurea di Scienze del Servizio Sociale, La Fraternità con i suoi volontari ha incontrato gli studenti della Facoltà di Scienze della Formazione e della Facoltà di Giurisprudenza, nell’ambito della Convenzione stipulata a luglio 2008 tra Università di Verona, Casa circondariale di Montorio (VR) e Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) di Verona e Vicenza.
Convenzione che prevede anche un corso interdisciplinare “Carcere e mondo della pena: un contesto da umanizzare” e l’attivazione (all’interno del carcere, nei locali dell’area trattamentale) di uno sportello informativo di carattere psico-pedagogico e di uno di carattere giuridico.
Proprio per mettere i giovani a contatto con chi quotidianamente opera negli ambienti penitenziari e si confronta con i temi della pena, il corso interdisciplinare prevede anche quattro ore d’incontro con il volontariato e con La Fraternità in particolare. Arrigo Cavallina, moderatore degli interventi, ha esposto anche considerazioni sui temi generali della Giustizia e della pena; Mara Chinatti ha invece spiegato la sua attività all’interno del carcere ispirata al metodo della “psicosintesi”, per far emergere emozioni e consapevolezza tramite lavori manuali liberi e creativi; Oreste Ferrari si è soffermato sull’attività di centro d’ascolto, di cui lui è operatore, e sui rapporti che intrattiene per via epistolare con detenuti in ogni parte d’Italia; Benny Calasanzio, giovane del Servizio Civile presso l’associazione, ha parlato della sua attività antimafia, legata alla morte dello zio e del nonno, vittime innocenti della mafia in Sicilia, e della sua percezione della pena, distante da idee di “vendetta” o di “contrappasso”. Cavallina, in chiusura, ha illustrato ai presenti tutti i progetti portati avanti dall’associazione, come quello dell’ “Affettività”, con particolare attenzione al progetto
“Comunicazione e Ascolto”
che riguarda il Servizio Civile, e quello del nascituro Centro d’Ascolto, che vedrà luce nelle vicinanze del carcere di Montorio. Molto intenso anche l’intervento della rappresentante dell’Associazione Scaligera Vittime di Reato, Emma Benedetti, che ha puntato il dito contro l’isolamento delle vittime e la loro estromissione al momento delle decisioni processuali, mettendo in evidenza come, contrariamente ai luoghi comuni, un percorso di giustizia riparativa tiene conto delle esigenze delle vittime di reato più di una sanzione prettamente punitiva. Al termine la docente Federica De Cordova ha colto dalle relazioni ascoltate e riproposto agli studenti alcuni spunti di particolare significato educativo.