
Tratto dal sito della SIPT – Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica
Il counseling psicosintetico è prima di tutto l’instaurarsi di una relazione intersoggettiva tra una persona – o una coppia o un gruppo di persone – che si trova in una situazione esistenziale problematica o conflittuale o critica ed un’altra persona ritenuta competente e capace di aiutare a orientare e/o risolvere il problema o conflitto o crisi individuale (o di coppia o di gruppo).
Possiamo chiamarlo un incontro umano tra due soggetti, di cui uno (individuo o coppia o gruppo) sente di trovarsi in una situazione esistenziale di difficoltà – problema o situazione conflittuale o di crisi – e cerca di esporla ad un altro soggetto, che lo ascolta in modo attento, consapevole e partecipe e cerca di aiutarlo ad individuare, impostare correttamente, orientare e risolvere il suo problema o conflitto o crisi.

Finalità del programma
La finalità del programma è la formazione del Counselor Psicosintetico.
Il programma di formazione è indirizzato a coloro che intendono acquisire competenze e abilità per svolgere l’attività di counselor psicosintetico, da intendersi come attività di aiuto e/o orientamento negli ambiti operativi di competenza. L’obiettivo generale è l’acquisizione delle competenze teoriche e applicative e delle capacità relazionali e comunicative (necessarie a svolgere l’attività di counselor psicosintetico).
Possiamo distinguere

acquisizione e sviluppo delle competenze e abilità personali

acquisizione e sviluppo delle competenze e abilità specifiche (negli ambiti operativi di competenza)

Scopo del counseling psicosintetico
Lo scopo del Counseling Psicosintetico è quello di affrontare una specifica situazione esistenziale di difficoltà e disagio, favorendo lo sviluppo di utilizzazione delle risorse interiori e potenzialità del cliente, al fine della attuazione da parte del cliente di un adeguato atteggiamento di fronte alla situazione, che può essere, a seconda dei casi, di trasformazione (azione trasformativa e di soluzione) oppure di accettazione di un limite, utilizzando comunque in entrambi i casi la situazione di disagio esistenziale come un’opportunità per favorire un processo di crescita e maturazione del soggetto-cliente.