Il germoglio

Dicembre 2020, V. Zambello, Germogli, ed. Simeoni Arti Grafiche, VR, p. 64.

Le immagini e lo scritto riportati di seguito sono il frutto della collaborazione delle persone detenute dell’Istituto Penitenziario di Verona, che hanno partecipato al percorso di Arteducativa, anno 2020. I disegni sono stati realizzati da Jean in collaborazione con le persone presenti. Il percorso si è svolto sulla riflessione ed elaborazione del percorso di vita di un seme, focalizzando maggiormente l’attenzione alla fase del germoglio, essendo l’argomento trattato. La bellezza si è rivelata nella volontà espressa e agita dai partecipanti nel creare un percorso non lineare, ma circolare. Come si vede nelle immagini finali il contadino raccoglie i fiori e li dona ad una ragazza, la quale a sua volta, dopo averli apprezzati, ne estrae i semi. È nell’atto di una nuova semina che il ciclo di vita prosegue manifestando di nuovo le peculiarità del seme, mediante una nuova ri-nascita.

Mara Chinatti Coordinatrice e conduttrice del progetto

IL GERMOGLIO: contributo dal carcere

Ognuno di noi è come un giardino. In un giardino ci sono molti semi e ogni seme ha un grandissimo potenziale, ogni seme racchiude un fiore meraviglioso al suo interno. Il talento. Ma se non c’è la luce del sole come è che quei fiori usciranno? Lo stesso succede con gli esseri umani: ognuno racchiude in sé qualcosa di intrinsecamente buono e unico ma c’è bisogno di quella luce da quella sorgente benevola che arrivi fino al seme e allora quell’unicità può emergere”.

Anthony Strano, insegnante della Brahma Kumaris World Spiritual University

Parla un partecipante al laboratorio di Arteducativa condotto dalla dott. Mara Chinatti

Leggendo la citazione dell’autore sopra riportata mi fa riflettere e pensare ad una domanda: “Ma le sue parole cosa hanno a che fare con il germoglio?”

Per poter rispondere a questa domanda, ritorno indietro nel tempo a qualche mese fa, a quando per sentire un po’ di armonia in me e nel mondo circostante, mi sono messo nei panni di un contadino in cerca di un terreno fertile. Lo scopo della mia ricerca era dovuto al fatto che in quel momento sentivo un’intensa necessità di dialogare con qualcuno che potesse accogliere la mia sofferenza, ascoltarmi senza giudicarmi e aiutarmi a vedere se nelle mie tasche c’erano ancora dei semi qualitativi e talentuosi da interrare direttamente in un terreno ricco di sostanza organica, per poi trarne un raccolto fruttuoso. Sentivo in me che se avessi intrapreso quel viaggio qualcosa di interessante sarebbe emerso dal mio mondo interiore, anche se al momento presente non mi era chiaro il tipo/i di germoglio/i che sarebbe/ro nato/i.

Nel mio girovagare in cella, dopo aver sentito sia i suggerimenti del mio compagno Jean sia la proposta del Funzionario Giuridico Pedagogico del carcere, dott. Degirolamo, decisi di partecipare al laboratorio di Arteducativa, condotto dalla dott. Mara Chinatti.
Su questo nuovo terreno mi sono sentito subito accolto, ascoltato e accettato con le mie difficoltà e sofferenze collegate soprattutto alla situazione che stavo vivendo in quel periodo. Non solo, ma in quel contesto mi sono reso conto che tutto il mio essere, corpo compreso, stava bene, diversamente da quando mi trovavo in cella, anche se con i miei compagni andavo d’accordo. Una volta ritornatovi, ho ripensato all’esperienza di quel primo incontro di Arteducativa, a come l’avevo vissuta, alle persone presenti, e soprattutto alla conduttrice e al suo modo di essere e a ciò che proponeva. Poi riflettendoci su quelle tre ore di laboratorio ho deciso che quel terreno poteva essere per me molto fertile e quindi lo volevo sperimentare. Ero molto curioso. Nell’incontro successivo, non mi ci volle molto per capire che nel luogo dell’Arteducativa, a mia disposizione avevo del tempo per riappropriarmi della serenità di cui avevo bisogno e che da solo non riuscivo a trovare in me.

Questa situazione era molto sentita da tutti i componenti del gruppo ed era una delle motivazioni principali per cui erano venuti al laboratorio. Il terreno Arteducativo si mostrò essere un luogo ove poter camminare e relazionarsi, un terreno che ci permise a tutti noi, di cercare, vedere, trovare e seminare i nostri semi potenziali di forza e di fiducia proseguendo così a divenire dei buoni contadini capaci di lavorare con pazienza, volontà operosa, collaborazione per far sbocciare dei germogli da alcuni dei semi personali.

Nel tempo mi accorsi che per me era arrivato il momento di seminare in un terreno esterno a quello dell’Arteducativa. Volevo fare altri tipi di esperienze di semina per raccogliere differenti frutti. Volevo confrontarmi e mettermi alla prova se come contadino ero capace di far crescere altri tipi di germogli.

L’esperienza del laboratorio di Arteducativa era stata produttiva, così decisi di accogliere nuove opportunità che mi venivano offerte dall’Istituzione del carcere. Questa decisione mi indicava un buon lavoro svolto su di me e che avevo eliminato alcune ‘impurità’. Oltre ai semi dell’apertura interiore e di una parziale serenità, in miei nuovi germogli mi suggerivano di avviarmi sempre più nel mondo della 3 relazione umana e quindi il terreno dell’Arteducativa non mi bastava più. In qualche modo il suo scopo era stato raggiunto: quello di farmi vedere altri terreni in cui poter arare e seminare.

Il processo germinativo fino ad allora condotto aveva avuto un risultato, poiché l’embrione del seme era vitale e una volta interrato doveva fare il suo corso. Infatti non erano subentrati ostacoli fisiologici, fisici e chimici tali da impedirlo e le condizioni ambientali, come la temperatura e l’umidità erano risultate favorevoli. Come il seme nel rimanere interrato necessita del buio, del calore della terra, di acqua per il suo periodo di quiescenza, anch’io ho avuto bisogno di un periodo di dormienza, più o meno lungo, di uno stato di attesa per risvegliare in me la volontà buona capace di sostenere le condizioni emotive idonee ad attivare dei processi relazionali, creativi e costruttivi.

Nel tempo mi accorsi che altrettanto le mie ‘idee seme’ necessitavano di un periodo di incubazione prima di poterle realizzare. Dal terreno mio e da quello dell’Arteducativa assorbivo il nutrimento necessario affinché gli potessi dare energia, vigore e vita con una forma concreta, con uno scopo da realizzare, con una motivazione valoriale che mi permettesse di sostenere quel periodo detentivo così difficile.

Quando tutte le condizioni naturali sono favorevoli il seme acquisisce a forza sufficiente per sostenere il suo processo di crescita e, dopo aver piantato le radici verso il basso diventa un germoglio, che a sua volta diventa una pianta. Man mano che cresce, si rinforza e il suo fusto rinvigorisce salendo verso la luce. Con l’aprirsi delle prime foglioline inizia il processo di nutrimento autonomo (fotosintesi).

Similmente io iniziavo a sentire la terra sotto ai piedi e acquisivo un senso di stabilità interiore, di protezione e di sicurezza. Tutto ciò mi rassicurava e quindi potevo volgere il mio sguardo anche verso le varie opportunità.

Nel terreno della conoscenza dell’Arteducativa avevo messo le mie prime radici costruttive, inizialmente piccole e morbide, poi sempre più lunghe, resistenti ed essendo assetate assorbivano l’acqua e le sostanze utili. Dopo aver penetrato il suolo inizialmente duro e pieno di sassi, quasi come se fossero stati messi li apposta per impedirmi di crescere, con pazienza e determinazione sprofondavo nell’umida e accogliente terra della concretezza, superando così l’ostacolo che dal mondo dei pensieri e delle emozioni disturbanti mi portava al mondo della relazione umana amorevole e della concretezza.

La lotta per la sopravvivenza del germoglio è più forte di ogni ostacolo. È la sua motivazione a portare in manifestazione il processo che da seme diventa germoglio e poi frutto realizzando così lo scopo della sua natura. Il desiderio di riuscita è il fuoco di tutto il processo è la linfa che alimenta la pianta stessa. E il mio nutrimento per crescere in quel periodo si chiamava: Arteducativa, buoni rapporti con il personale carcerario, con i compagni di corso e poi con la scuola e le altre attività. Tutte queste situazioni messe insieme formavano la linfa vitale del processo di trasformazione che dà energia al germoglio di una nuova vita.

In conclusione, ho capito che il seme ha una sua esigenza quella di manifestarsi, altrettanto nell’essere umano i talenti, le qualità e le virtù per essere messi in atto prima si riconoscono, poi si coltivano e infine si manifestano liberamente senza alcun sforzo personale. Se non facciamo un allenamento di questo tipo li accantoniamo per poi perderli; i germogli si appassiscono e muoiono.

Ricordiamoci le parole che Dante fa dire ad Ulisse: “fatti non fummo per vivere come bruti, ma per seguire virtù e conoscenza“.

Pietro D. S.

Disegno eseguito da Pietro D.S.

Parla il gruppo di Arteducativa

Sentivamo che sul terreno di Arteducativa non saremmo mai rimasti soli, che chi conduceva, Mara, non ci avrebbe abbandonato, giudicato e lasciati a noi stessi quando altre difficoltà sarebbero venute a trovarci.

Non solo, in quel luogo avevamo anche la possibilità di svolgere il nostro lavoro rispettando i tempi personali, nel scoprire e nel coltivare i propri semi, per analogia le capacità personali. Fu così che ognuno di noi, accompagnati dalla conduttrice, ha potuto iniziare a desiderare di piantare nuove radici sul suolo fertile dell’Arteducativa. Con volontà coraggiosa e fiduciosa accettazione abbiamo innanzitutto guardato nelle nostre tasche per vedere se c’erano dei semi. Dopo averli presi in mano li abbiamo esaminati per vedere se erano ancora vitali. Dato che lo erano, a quel punto, con pazienza e determinazione abbiamo scelto di tenerli seppur non ci era chiara la loro tipologia. Poi, passo dopo passo nel riconoscere la loro caratteristica abbiamo scoperto che erano i semi della serenità, della curiosità, della collaborazione, della comunicazione, della volontà buona, dell’ascolto, dello scambio, e molto altro. Abbiamo così deciso di prenderceli a cuore e, mediante le nostre cure, nel tempo i semi iniziarono a manifestare la loro tipicità e a germogliare. Il lavoro non è sempre stato facile a causa della situazione carceraria in cui viviamo e dei molti pensieri che continuamente prorompenti invadono il campo della nostra mente: la lontananza dagli affetti, l’errore compiuto, la prigionia, il desiderio di libertà e molto altro. Sul terreno dell’Arteducativa, mediante una relazione comunicativa accogliente e amorevole, la creazione concreta ha dato spazio alle immagini di disegni liberi, spontanei e consequenziali, a scritti intimi, all’espressione verbale dei pensieri personali, all’ascolto e allo scambio dei propri punti di vista, a piccole recite, e a molto altro, mentre in noi qualcosa mutava. Dalla nostra sofferenza, avvolta dalla volontà di vedere dell’altro, nascevano continuamente dei piccoli germogli. Infatti noi non siamo solo il reato, ma innanzitutto degli esseri umani.

È bene precisare che anche tutte le persone detenute hanno in sé aspetti negativi e positivi che possono essere equivalenti ai pregi e ai difetti, ai comportamenti corretti e coerenti e a quelli scorretti e contradditori. Non solo, come tutti gli esseri umani abbiamo anche noi qualità e potenzialità che necessitano di essere viste, riconosciute nella loro peculiarità e quindi accolte, accettate, considerate e fatte germogliare alla luce del sole. A volte accade che l’individuo abbia bisogno di una guida momentanea, che sa indicare il percorso della ‘germinazione’ perché a modo suo lo ha già percorso. Il suo scopo principale è quello di accompagnare l’individuo e lasciarlo libero di percorrerlo con la modalità a lui più confacente nel rispetto dei suoi tempi e spazi. In questo modo nuovi aspetti della nostra interiorità apparivano all’esterno di noi come dei piccoli e freschi germogli, fragili ma sorretti dal desiderio di vedere la luce, di respirare aria pulita, arricchente per crescere e maturare fiori, frutti per sé e anche per il mondo circostante. Per analogia avevamo spezzato la pellicina avvolgente i nostri semi, abbiamo lasciato uscire le loro radici, bucato il terreno per spuntare in superficie e andare verso la luce. Con l’Arteducativa, dopo aver ben arato il nostro terreno interiore, piano piano e dolcemente con delicatezza e rispetto siamo riusciti a spostare la nostra attenzione dal germoglio della solitudine, puntato dal seme che avevamo piantato con l’entrata in carcere, verso il germoglio della relazione con altre persone e il mondo circostante.

Perché nel mondo c’è la necessità di produrre le sementi? Innanzitutto perché c’è bisogno di ossigeno, bellezza e armonia di cui la natura è il primo esempio. Poi, perché c’è bisogno di osservare e rispettare le nostre risorse naturali e uno dei sistemi principali è quello di riconoscere nella loro peculiarità quale frutto andranno a maturare.

Ma dove possiamo raccogliere le sementi? È bene sapere che le sementi non si raccolgono, ma sono donate dai frutti che le producono. I semi non si trovano solo nel polmone della natura, ma anche nell’essere umano, sono le potenzialità, le idee, i talenti, le capacità, le emozioni, i pensieri, i desideri, le intuizioni e tutto ciò che compone il suo essere, l’animo molteplice. Alcuni di questi saranno frutti buoni, altri meno, altri ancora non verranno in manifestazione e rimarranno latenti, oppure si perderanno o moriranno lungo la via.

Come un saggio contadino che seleziona i semi con cura conoscendo il tipo di raccolta che vuole ottenere, altrettanto l’essere umano dovrebbe conoscersi meglio per poter scegliere quali semi di lui desidera coltivare, ossia quali azioni vuole agire per il bene proprio e della collettività. Ricurvo in sé stesso, lavora su di sé per imparare a riconoscere i semi delle opere buone, delle qualità, dei pensieri costruttivi e delle azioni volte al bene da compiere mediante una volontà buona e saggia individuale e collaborativa. Ecco che nei panni di un contadino impara l’arte di coltivare se stesso.

Come per il seme di pino è scontato che diventerà un albero di pino, altrettanto succederà per esempio al seme della gentilezza il cui albero darà frutti della gentilezza, pur sapendo in cuor suo che deve considerare anche l’eventualità che non tutto può sempre andare a buon fine. Tuttavia, a differenza del Pino, l’essere umano porta in sé non solo un tipo di seme, ma molti diversificati tra loro. Se sono ben
coltivati, nel tempo mostreranno la loro bellezza e ricchezza.

Jean L.F. – Pietro D. S. – Giovanni P. – Giuliano R. – Man B. – Stefano P. – Giuseppe R.

Ognuno può e deve fare del materiale vivente della sua personalità,
non importa se marmo, argilla o oro,
un oggetto di bellezza in cui possa manifestarsi adeguatamente il suo Sé spirituale”.

R. Assagioli

Note

  • Si ringraziano tutti i componenti del gruppo di Arteducativa per la concessione del loro materiale
    prezioso.
  • Un grazie alla dott. Mara Chinatti conduttrice del laboratorio di Arteducativa che si svolge all’interno
    dell’Istituto Penitenziario di Verona, per aver accolto e coordinato questo progetto.
  • Un sentito ringraziamento va al Funzionario Giuridico Pedagogico dott. Degirolamo B. e al Direttore
    dell’Istituto dott.sa Bregoli M.G. per aver concesso la pubblicazione di quanto sopra.