Sto imparando a non odiare

La formazione umana è la via che ogni persona dovrebbe percorrere per progredire al meglio e quindi trasformare quel tipo di condizionamenti che la bloccano e le impediscono di manifestare la propria autenticità, ma che purtroppo – sebbene non le appartengano – ha acquisito “durante la sua crescita” imparando così, mettendoli in atto, a difendersi. In altre parole sono le diverse modalità di attacco e di difesa e non sono per nulla azioni utili e liberatorie quando feriscono se stessi o gli altri.

MARA CHINATTI e CLAUDIO SCALA presentano il loro libro:

Sto imparando a non odiare

Psicosintesi applicata nel quotidiano

Prefazione di Arrigo Cavallina – volontario dell’Associazione La Fraternità
Introduzione: LA LIBERTA’ E LA SOLIDARIETA’ di Renzo Rossin,psicologo, counsellor clinico, formatore psicosintetista

Claudio Scala, nato a Costermano, Verona, è artigiano edile. I suoi interessi da un decennio a questa parte si sono focalizzati prevalentemente sulla Psicosintesi.
Mara Chinatti, nata a Rovereto di Trento, è counsellor ad indirizzo psicosintetico.

Recensioni

Mariagrazia De Castro

Sto imparando a non odiare è un libro scritto a 4 mani, 2 teste e 1 cuore: Mara Chinatti, counsellor ad indirizzo psicosintetico e Claudio Scala, artigiano edile

Una coppia apparentemente inedita, a tratti anche un po’ stramba con interessi tra loro diversi e destinati a non incontrare. Eppure le loro vite convergono nella formazione umana come via della persona per progredire meglio, per migliorare la qualità della propria vita liberandosi progressivamente da quei condizionamenti che impediscono di manifestare la propria autenticità.

La formazione umana non è educazione, non è un percorso psicologico ma è un percorso di sviluppo, di ascolto di sé e della consapevolezza delle proprie emozioni, ma anche dei propri limiti.
Per rimodellare ciò che è stato alterato, per rimuovere la patina di dolore, la formazione umana cicatrizza le ferite profonde e scoperte. E’ addestramento dell’anima e dell’autostima.

Sto imparando a non odiare prende il titolo da una giornata di studi che si è tenuta a Padova nel 2008, esperienza profonda e commovente che si è svolta in un carcere alla presenza di persone impigliate nel dolore di esperienze tragiche di cui non è facile liberarsi, ma che possono diventare ricordo nel ristoro terapeutico del sé.

“Molte sono le persone che sanno che la vittima subisce azioni violente, prepotenti, tiranniche e di altro genere, a tal punto a risvegliare in essa emozioni quali l’odio, il rancore, la rabbia, la vendetta, l’amarezza spesso esternate non direttamente sull’aggressore, a espresse inconsapevolmente verso se stesse sotto forma di somatizzazione o  mediante altri canali quali il pensiero, lo sfogo verbale, le notizie sui giornali, gli stati d’animo tristi e di sofferenza”.

Pubblicato da Mariagrazia De Castro
articolista, blogger e scrittrice sostenibile
alle 12:35 del 01/08/2013
sul suo sito (http://mariagraziadecastro.blogspot.it/)

Libri e recensioni.com

Trama:
Dal nostro punto di vista, i valori di piena realizzazione di sé, come appartenenti ad una specie e ad una comunità, sono la vita, la dignità, la solidarietà, la pace, la non violenza, il servizio. Ma basterebbe anche il rispetto della legalità, nel nostro ordinamento costituzionale che in qualche misura quei valori contiene. E’ lo stesso ordinamento che attribuisce alla pena una funzione rieducativa. E noi operiamo dentro questa funzione per offrire non buone parole ma possibilità concrete, di ripensamento, di motivazione a cambiare, di sostegno nel ritorno in famiglia, in società, nel lavoro, di riferimenti materiali e culturali nella comunità che, prima o poi, dovrà riaccogliere i suoi componenti temporaneamente separati.

Commento:
Il nucleo del libro tratta della partecipazione degli autori a due importanti manifestazioni: “La festa dei popoli”, suggestivo evento che si ripete a Verona da diciassette anni, e la Giornata Nazionale di Studi “Sto imparando a non odiare”, organizzata da Ristretti Orizzonti presso la Casa di Reclusione di Padova.

A Villa Buri, complesso abitativo privato sito in periferia di Verona, Claudio e Mara si recano per partecipare alla “Festa dei Popoli”. Claudio racconta la giornata sottolineandone l’atmosfera di festa di una mattinata di metà maggio, fermandosi ad osservare con attenzione gli uomini, i venditori provenienti da diversi paesi con i loro abiti caratteristici, le cose intorno, il paesaggio, i gazebo bianchi disposti ordinatamente, il bosco… ascolta i suoni della natura, si dispone a “leggere” il chiasso e il rumore della manifestazione. L’autore ci insegna l’ascolto e l’accoglienza, a guardare dentro le cose, a vedere realmente ciò che descrive contrapponendo le bellissime immagini con cui dipinge la natura a quelle festaiole dello spettacolo e della gente. Questa capacità di vedere “l’invisibile nel visibile” l’ha mutuata grazie alla psicosintesi, disciplina fondata da Roberto Assagioli (allievo di Freud) per la quale l’uomo rappresenta l’unione di diversi aspetti, biologico, mentale, emozionale e spirituale. Il pensiero di Assagioli fornisce a Scala la modalità conoscitiva che applica alla vita interiore e alla realtà esterna: analizzando i diversi aspetti della festa, infatti, ne trarrà spunto per un parallelo con quelli della psiche, in chiave assagioliana.

La seconda parte del libro vede la coautrice Mara Chinatti analizzare l’esperienza vissuta il 23 maggio 2008 nel carcere “Due Palazzi” di Padova, in occasione del convegno dal quale prende il titolo il libro. Si alternano al microfono autori, vittime e parenti di vittime di reati molto gravi, raccontano il loro dolore, si liberano dal rancore, provano a dialogare, descrivono le difficoltà nel perdonare, nel perdonarsi. Mara ascolta intensamente: formata alla scuola di Assagioli, perfeziona la sua educazione con lunghi periodi di studio in India e con la pratica del disegno spontaneo e della scrittura: la sua abilità nel leggere dentro l’anima di coloro che parlano, di penetrare le parole, è rivolta anche a se stessa in quanto vittima di violenze. Nel suo passato, il doloroso ricordo di donna derubata da colui al quale aveva offerto aiuto e di bambina ferita perché separata dall’amato fratello. Lei sa che il dolore c’è ancora, la ferita è aperta ma crede anche che il rancore, il desiderio di vendetta, l’odio abbiano il potere di uccidere, di avvelenare il cuore nonché di perpetuare il male. Chi commette il reato è a sua volta una vittima, spiega: è un essere umano bisognoso, povero interiormente, spesso inconsapevole dei danni e delle conseguenze che le sue azioni hanno causato. Di fronte ad un dolore, non serve “chiudere la porta”: in questo modo infatti, la vittima già ferita una volta, vivrà ulteriore dolore e pena verso se stessa, soffrendo doppiamente per il torto subito e per la sua contraddizione. Mara ha trasformato l’occasione del convegno in possibilità di rinascita e crescita, di introspezione prima e di concretezza poi.

Sto imparando a non odiare è un libro che ci insegna ad ascoltare, a guardare alle cose in modo nuovo, a progredire nella vita, a trasformare i condizionamenti che ci bloccano, ad attivare progetti, a rafforzare la coscienza di una valida motivazione. E’ un libro dallo stile diretto e semplice che tratta con chiarezza temi complessi e scottanti e che, a fine lettura fa sentire più leggeri, più liberi e consapevoli… e forse riesce anche a guarirci un po’ l’anima…

(D.R.)

Tratto dal sito web:
http://www.librierecensioni.com/libri2/sto-imparando-a-non-odiare-mara-chinatti-claudio-scala.html

M.P.

“Sto imparando a non odiare” è il titolo dell’agile libro che, nel luglio dell’appena concluso 2009, Mara Chinatti e Claudio Scala – soci della Fraternità di Verona – hanno pubblicato con la casa editrice Kimerik.
Il libro è incentrato sulla partecipazione dei due autori, nel maggio dello scorso anno, a due importanti manifestazioni: la Festa dei popoli, un appuntamento che si ripete a Verona ormai da 17 anni, e la Giornata Nazionale di Studi “Sto imparando a non odiare”, organizzata da Ristretti Orizzonti presso la Casa di Reclusione di Padova.

“Domenica 11 maggio io e Mara siamo andati a Villa Buri, sita in periferia di Verona, per partecipare alla festa dei popoli”: Il resoconto di quella giornata inizia così, con uno stile diretto e semplice, che è la cifra del libro, e la ragione della sua presa sul lettore.

Le parole di Claudio ricreano con immediatezza l’atmosfera di una mattina di maggio nello splendido parco di Villa Buri, in cui “l’aria era fresca e ventilata” e si godeva della vista di “una distesa piana, serena e lucente”. Il libro potrebbe perciò intitolarsi “Sto imparando a guardare”: ci fornisce infatti l’esempio di un approccio calmo alla realtà, di un sguardo che si posa attento sulle cose e sugli uomini, per goderne e capirne la bellezza e l’intimo significato. Grazie a questa disposizione all’accoglienza e all’ascolto, il mondo svela un volto diverso: i due autori assistono non solo all’allestimento di una festa, ma a “vestizione che potremmo seguire completamente; sembrava di partecipare a un rituale e, forse in un certo qual modo, lo era. (…)… era uno spettacolo unico e irripetibile”.

Il parco si va popolando dei venditori, provenienti da ogni paese, con i loro abiti caratteristici. Caludio e Mara si muovono in questo mondo “caldo, colorato e chiassoso della gente, della musica”, fanno domande, ascoltano con interesse le risposte.

E’ questo loro modo di entrare in rapporto con gli altri che dà un autentico significato al titolo della manifestazione nel 2009. “Nella mia città nessuno è straniero” … E a questo punto siamo portati a chiederci da dove derivi questa capacità di guardare dentro le cose, fino a vedere ‘l’invisibile nel visibile’: la risposta ce la fornisce Claudio, che ben presto ci presenta il maestro che ha guidato lui e Mara in questo cammino di consapevolezza e di crescita interiore: Roberto Assagioli (1888-1974), il garnde psicoanalista italiano che fu discepolo di Freud, e da questi fu presentato a jung come colui che avrebbe introdotto la psicosanalisi in Italia. Assagioli però giudicò limitata la visione freudiana dell’uomo, e la volle aprire ad ulteriori sviluppi: elaborò la ‘psicosintesi’, per la quale l’uomo è unione inscindibile di aspetti biologici, mentali, emozionali e, cosa che spesso provoca resistenza, spirituali; lo sviluppo dell’uomo nella sua completezza non poteva dunque esuarirsi nell’analisi, ma doveva procedere verso un autentico rinnovamento, in un percorso esistenziale e spirituale che non si esaurisce mai. Il pensiero di Assagioli fornisce una modalità conoscitiva che Claudio applica sia alla vita interiore che alla realtà esterna: ce ne dà un significativo esempio in”Sto imparando a non odiare”, là dove l’analisi dei diversi aspetti della festa coincide con la lettura assagioliana dei diversi aspetti della psiche. E’ questo che ha reso profonda e coinvolgente l’esperienza della festa. La realtà non è mai ‘esterna’ e allora davvero possiamo dire: ‘nella mia città nessuno è straniero’.

Ci accorgiamo ora di quanta strada Claudio ci ha fatto percorrere, e capiamo che la semplicità del suo stile deriva dalla chiarezza con cui ha saputo affrontare problemi complessi.

Un percorso analogo è quelloo che Mara Chinatti – coautrice del libro, counsellor ed esperta nell’approccio con il disegno spontaneo – compie nella seconda parte, riportando l’esperienza vissuta, da lei il 23 maggio 2009 nel carcere “Due Palazzi” di Padova, in occasione del convegno che dà il titolo al libro. Il tema (“Sto imparando a non odiare – Quando autori e vittima di reato provano a dialogare”) è davvero scottante: autori di reati anche molto gravi, vittime e parenti delle vittime si alternano al microfono, davanti a un pubblico numeroso e attento, e raccontano la loro dura esperienza, il loro incontro con un dolore straziante, la difficoltà a perdonare e a perdonarsi, la scelta di impaegnarsi a far scaturire qualche bene da tanta sofferenza… Il modo di ascoltare di Mara è molto intenso: la sua attenzione, educata alla scuola di Assagioli e raffinata da lunghi periodi di studio in India e dalla pratica del disegno spontaneo e della scrittura, penertra oltre le parole e coglie, come in una radiografia, l’interiorità delle persone che parlano, entrando nel complesso rapporto tra chi commette e chi riceve l’atto violento.

Ma l’ascolto di Mara si rivolge, con la stessa lucida attenzione, anche verso le sue stesse reazioni alle storie che vengono via via raccontate. E’ profondamente coinvolta, poichè sente riemergere dentro di sé la persona che, in diverse occasioni, è stata vittima di violenza: dapprima la donna derubata dal tossicodipendente che aveva cercato di aiutare, poi, più in profondità, la bambina ferita da una difficile situazione famigliare e separata dal fratello tanto amato. L’esperienza infantile è richiamata dai temi del convegno, e non viene allontanata come un fastidioso ingombro, ma viene affrontata, nel ricordo e nelle conseguenze ancora in atto. Queste ferite non si sono rimarginate, e Mara si riconosce nelle vittime, ma è comunque capace di uno sguardo lucido, che sia pure in uno stile delicato e raffinato, affonda come un bisturi nella carne, e la porta a riconoscere anche le ombre del suo cuore: il rancore, l’odio, il desiderio di vendetta che possono avvelenare chi ha ricevuto una violenza, e che rischiano di perpetuarla. Solo se la vittima riconosce queste zone grigie del suo cuore, può accettare e rendere possibile l’incontro con chi l’ha ferita. D’altre parte, chi commette un reato, una violenza, è a sua volta una vittima; scrive Mara: “… se considero quei devastatori di anime che hanno esercitato il loro potere sulla mia vita, vedo in loro anzitutto degli esseri umani bisognosi, allora forse posso tentare di comprendere la loro povertà interiore…” Quelle persone che hanno violentato il suo cuore, scrive Mara, sono “… vittime poichè gli ‘attori’, essendo inconsapevoli dei danni e delle conseguenze delle loro azioni, non sanno che sono loro stessi ad allungare la catena che li mantiene prigionieri…”. A questo punto si sono assottigliate le barriere tra chi è autore di violenza e chi l’ha subita, ed ora diventa possibile il confronto, il dialogo, magari il perdono e la rinascita dell’uomo: se non c’è stato questo cammino interiore, diventano inutilei e forse irritanti le manifestazioni di un ‘buonismo’ solo di facciata. Anche in questa situazione, un’occasione esteriore ha avviato – sulle orme dell’insegnamento di Roberto assagioli – un fecondo processo interiore, che ha trasformato quell’occasione in un momento di crescita e di rinnovamento. Roberto Assagioli infatti va oltre l’analisi freudiana, per proporre lo sviluppo armonico dell’uomo, integrando la psicoanalisi con lo studio e la pratica della spiritualità anche orientale: ‘Conosci-possiedi-trasforma te stesso’ è uno dei suoi motti, ricordati nel libro. Il libro di Mara Chinatti e Claudio Scala ci lascia dunque alla fine arricchiti di una nuova capacità di guardare e ascoltare le cose e gli incontri della vita, o almeno del desiderio di acquisirla, in modo da esserne positivamente cambiati: possiamo ben dire che, come titolo andrebbe bene anche… “Sto imparando di nuovo a vivere”

M.P.

Dallo scritto sopra riportato è stata fatta la recensione comparsa su Ristretti Orizzonti – In Veneto notiziario settimanale sul carcere. Notiziario n°5 del 14 gennaio 2010